La causa principale di questa siccità è ovviamente da attribuire alla mancanza di piogge, soprattutto al Sud.
Tra le zone più colpite, in Italia, dalla siccità, c’è la città di Palermo, dove si va verso un’ulteriore minima riduzione della pressione dell’acqua, per consentire il risparmio idrico, anche se sembra scongiurato il rischio di razionamento.

Altre zone a rischio sono la città di Trapani, dove l’assenza di precipitazioni sta creando non poche conseguenze e che porterà all’avvio di turnazioni per l’erogazione dell’acqua.
Mentre a Licata, l’emergenza acqua dovrebbe essere rientrata grazie alla nave cisterna “Ticino”, messa a disposizione dalla Marina Militare Italiana.

Emergenza anche in Calabria, dove il governatore della Regione, Roberto Occhiuto, ha dichiarato lo stato d’emergenza regionale, a causa della grave carenza di acqua potabile, in particolare nei territori della provincia di Crotone e nella città di Reggio Calabria.

Diverse le zone in Sicilia in cui potrebbe scattare l’emergenza nelle prossime settimane: secondo i dati raccolti dall’Ispra, mediante gli Osservatori distrettuali permanenti, la situazione sembra preoccupante con diverse zone a “severità alta”. Per questo motivo, potrebbero scattare ulteriori misure nei prossimi giorni.

Criticità anche nelle Marche, soprattutto nelle zone della provincia di Fermo, Ascoli-Piceno, Pesaro e Urbino.
Problemi anche nei territori del Chietino, del Pescarese e del Teramano nella regione Abruzzo e nel territorio dell’ATO2 – Lazio Centrale (provincia di Roma).

A definire le zone rosse è l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), sulla base dei dati raccolti dagli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici che effettuano il monitoraggio costante, in sette distretti idrografici, ripartiti in tutto il territorio nazionale.

Il monitoraggio evidenzia quattro scenari di severità idrica:

– Situazione normale: scenario non critico;
– Scenario di severità idrica bassa, nel quale la domanda idrica è ancora soddisfatta, ma si evidenzia un trend peggiorativo;
– Scenario di severità idrica media, che scatta quando lo stato di criticità s’intensifica, perché le portate in alveo risultano inferiori alla media;
– Situazione grave, ovvero lo scenario di severità idrica alta.

La crisi è esacerbata dalla cattiva gestione delle infrastrutture idriche. Le perdite nei sistemi di distribuzione sono enormi, con una dispersione di acqua che raggiunge il 60% in alcune regioni come la Sicilia e la Calabria.

Questo spreco rappresenta una delle principali criticità del sistema idrico nazionale, con oltre il 40% dell’acqua immessa nelle reti che viene persa prima di raggiungere le abitazioni. Le infrastrutture obsolete e la mancanza di nuovi invasi contribuiscono a una crisi che sembra inarrestabile.

Il governo ha annunciato un piano decennale con circa 500 interventi infrastrutturali per affrontare la crisi idrica, ma la mancanza di fondi e la lentezza nell’attuazione delle misure solleva dubbi sulla capacità di risolvere tempestivamente la situazione.

Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile, ha sottolineato come l’attuale crisi sia il risultato di decenni di incuria e indifferenza verso la gestione delle risorse idriche. La situazione è ora drammatica e rischia di compromettere il futuro del turismo e dell’agricoltura, con una produzione di grano calata del 60% e quella del frumento dell’80%.

Un Futuro Incerto

Il riscaldamento anomalo del Mediterraneo, con temperature che raggiungono i 30°C, sta ulteriormente aggravando la crisi, influenzando negativamente gli ecosistemi marini e le condizioni climatiche. ll Mar Mediterraneo minacciato dalle ondate di calore in profondità: fanno aumentare la temperatura fino a due gradi rispetto alla media, nello Ionio e nella parte sud ovest del bacino, mettendo in pericolo le specie, soprattutto coralli e spugne.

L’Italia si trova divisa tra il rischio di alluvioni al Nord e una grave crisi idrica al Centro-Sud. La risposta a questa emergenza deve essere urgente e basata su politiche di adattamento e innovazione, con l’obiettivo di aumentare la resilienza dei territori e garantire un uso sostenibile delle risorse idriche.

La crisi idrica del 2024 è una chiamata d’allerta che non può essere ignorata. È essenziale adottare misure concrete e immediate per prevenire il collasso del sistema idrico e garantire un futuro sostenibile per tutte le regioni italiane.